L’Emilia Romagna è la regione dove attualmente è più evidente il paradosso dell’andamento meteorologico italiano accentuato dai cambiamenti climatici: l’alternarsi repentino di criticità idrogeologiche ed emergenze siccità, con aumento dei rischi per un territorio già fragile.
Ad affermarlo è l’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) sulla base dell’analisi dei dati.
“Basti pensare – commenta Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI – che, solo 3 settimane fa, temevamo per la regolarità della stagione irrigua ed oggi siamo a contare le perdite per i campi allagati.”
L’esempio è il fiume Secchia, che oggi ha una portata di quasi 168 metri cubi al secondo e che, una settimana fa, era a poco più di 50 e la cui media di Maggio è inferiore ai 20 metri cubi al secondo. Analogo è l’andamento del torrente Enza passato, in una settimana, da 14 a 66 metri cubi al secondo contro una media storica mensile inferiore agli 8 metri cubi (nello stesso periodo, lo scorso anno, era mc/sec 2,47). E’ invece rientrato nella normalità, pur rimanendo al di sopra della media stagionale (mc/sec 7,63), il fiume Savio che, tra il 10 ed il 12 Maggio scorsi, era passato da una portata di 15,54 a 387,2 metri cubi al secondo.
Al contempo, il fiume Po, analogamente a quanto registrato in Lombardia, resta a Pontelagoscuro sia sotto la media storica del periodo che sotto la portata registrata a Maggio 2018 (oggi mc/sec 1.857, nel 2018 erano 2.157 mentre la media del periodo è 1.999).
Lo stesso andamento “a macchia di leopardo” registrano i grandi laghi: tutti sopra la media stagionale, tranne il lago di Como.
“L’accentuazione del carattere torrentizio delle portate – commenta Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI – è da collegarsi al cambiamento delle caratteristiche della pioggia, soprattutto al Nord, con eventi localizzati per intensità. Per questo, è quantomai necessario aumentare la resilienza del territorio, realizzando bacini e vasche di espansione in armonia con l’ambiente ed in grado di trattenere le ondate di piena come dimostrato da quanto accaduto nel piacentino: pesanti conseguenze su decine di migliaia di ettari sono state evitate dalla diga del Molato, che ha laminato la piena del torrente Tidone, mentre a creare criticità a valle sono stati gli apporti idrici dell’affluente Tidoncello, il cui corso, però, non è regolato.”
Comunicato Stampa – ANBI